COSA è LA NATUROPATIA E A COSA SERVE







In questo articolo approfondiamo la scienza della Naturopatia, grazie alla nostra esperta Alessia Macci che ci propone una guida approfondita per comprendere a fondo il ruolo del naturopata e la responsabilità di ciascuno nel processo di guarigione.

La libertà di scelta in ambito di salute implica l’acquisizione di informazioni, che spesso risultano essere contrastanti e poco chiare.
In linea generale, conoscere un argomento, ci permette di poter operare una scelta che diventa ancora più importante se inerente alla cura della nostra salute.

Conoscere: “Apprendere coll’intelletto a prima giunta l’essere, la ragione, il vero delle cose; avere idea, notizia di checchessia , acquistata per mezzo dei sensi, dell’intelletto o della memoria”.
Sinonimi: comprendere, sapere, accorgersi, discernere.
Scegliere: “Separare la parte migliore di una cosa dalla peggiore, quindi eleggere ciò che par meglio”.

Una scelta, per essere adeguata, dovrebbe essere consapevole e non indotta da meccanismi automatici, attraverso l’utilizzo dei quali, perdiamo la capacità di selezionare cosa è più idoneo per noi in un preciso momento.
La medicina allopatica e la medicina alternativa presentano una radice comune che spesso viene omessa ed ignorata: il concetto di prevenzione.
Non è un caso che tra i sinonimi della parola “conoscere” ci sia “discernere”. Dovremmo infatti essere capaci di discernere tra un’informazione che viene veicolata al solo scopo commerciale, da ciò che in realtà potrebbe essere benefico per la nostra salute.

L’Oms delinea caratteristiche precise del concetto salute, dove troviamo uno “ stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia“.
Assistiamo quotidianamente a spot pubblicitari in cui viene veicolato il messaggio della “risoluzione immediata” dove il sintomo diventa un ostacolo che va messo a tacere il prima possibile. Antidolorifici e antinfiammatori, chimici o di origine naturale, rappresentano troppo spesso, le due categorie di rimedi, ai quali ci rivolgiamo per evitare di porci in ascolto di ciò che il nostro corpo sta cercando di dirci: mi riferisco a quei messaggi del corpo che si manifestano in tutte quelle condizioni di disequilibrio che precedono la comparsa del sintomo doloroso o della patologia infiammatoria.

Imparare a discernere nel contesto di un messaggio pubblicitario che un rimedio non rappresenta la panacea per tutti i nostri i mali, sarebbe già il primo passo in avanti verso una nuova consapevolezza.
La prevenzione, intesa come qualsiasi azione atta ad evitare il manifestarsi di uno squilibrio, viene ormai largamente pubblicizzata sia dalla medicina ufficiale che dalla medicina non convenzionale, ed è questo il messaggio che andrebbe estrapolato da qualsiasi fonte riceviamo informazioni riguardanti la salute.
Gli screening preventivi proposti dalla medicina allopatica sono diventati sempre più alla portata di tutti, proprio per favorire una campagna di sensibilizzazione verso il perseguimento di uno stile di vita sano e scevro da fattori di rischio ambientali e comportamentali.

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La medicina olistica, si pone come obbiettivo principale, quello di mantenere in equilibrio l’intero sistema organico (dal greco “holos”, totale, globale), agendo sul terreno dell’individuo, fortificandolo e ripristinando in questo modo le naturali capacità di auto-guarigione di cui l’organismo umano dispone.
Con una visione più ampia si può affermare che entrambe nascano con l’intento di favorire la salute.

Parlando di trattamento e quindi di sintomo manifesto, la differenza sostanziale tra le due medicine, risiede nella finalità dello stesso: la medicina ufficiale utilizza il principio attivo di un farmaco, la chirurgia ed altri trattamenti, per spengere la manifestazione sintomatologica; la medicina alternativa, fa luce sul sintomo, cercando di comprendere quale causa abbia generato quel disequilibrio e non un altro, perché abbia colpito quella parte del corpo piuttosto che un’altra, perché tutto sia successo in un determinato momento e non in un altro e non per ultimo, valuta le condizioni psico-fisiche emotive della persona in quel momento.

Il limite più grande della medicina ufficiale è quello di non considerare la persona nel suo insieme come unione di mente corpo e spirito, ma di dirigere la propria attenzione, solo ed unicamente verso il disturbo. Queste due modalità di considerare un disturbo, genereranno ovviamente differenti tipologie di trattamento: la medicina alternativa sfrutta i principi della medicina di terreno, dove l’attenzione è rivolta ad intervenire sullo squilibrio funzionale di tutto l’organismo, che ha determinato l’insorgere del sintomo, e nelle affezioni croniche, la sua persistenza. Senza affrontare questa condizione predisponente, qualsiasi sintomo o malattia, di origine infettiva o meno, avrà la tendenza a ripresentarsi ad ogni interruzione di qualsivoglia terapia allopatica, proprio perché l’intervento non sarà stato capace di modificare quella condizione di suscettibilità che, appunto, si identifica con il terreno del soggetto.
La medicina ufficiale, invece, non tiene conto delle predisposizioni costituzionali e quindi di terreno del soggetto, ma agisce con protocolli standard, indipendentemente da chi è la persona affetta da un disturbo. E’ bene quindi, prima di operare una scelta terapeutica, conoscere finalità, intenti e campi di azione di entrambi gli approcci terapeutici, in modo da assumersi la responsabilità verso se stessi, aspetto alla base di qualsiasi forma di guarigione.

Abbiamo visto come il concetto di prevenzione sia preso in considerazione sia dalla medicina tradizionale che dalla medicina non convenzionale.
La medicina olistica, considerando l’individuo come l’insieme di più parti che lo contraddistinguono, attuerà una prevenzione basata sul riequilibrio di tutti i livelli, corpo, mente e spirito, utilizzando metodiche che si plasmano, di volta in volta, alle caratteristiche costituzionali del soggetto.

Per caratteristiche costituzionali non s’intende il concetto di ereditarietà, ma predisposizioni patologiche che potrebbero favorire una manifestazione sintomatologica specifica, proprio per la nostra conformazione psico-fisico emotiva, dove vengono presi in considerazione parametri quali l’aspetto metabolico, la modalità di risposta dell’organismo ad un insulto esterno (virus, batteri, condizioni climatiche) o interno (cattiva gestione di pensieri ed emozioni) ed altre.
Ne consegue che rientra nel campo di azione della prevenzione olistica tutto ciò che mira a mantenere una condizione di equilibrio tra l’interno e l’esterno, tra genotipo e fenotipo, tra microcosmo e macrocosmo. La medicina tradizionale promuove la prevenzione dell’individuo basando le sue fondamenta spesso sulla valutazione degli aspetti ereditari, che potrebbero generare una patologia.

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Volendo fare un esempio pratico, la prevenzione dei disturbi cardiovascolari, vista dal punto di vista della medicina ufficiale, passa per l’introduzione di una sana alimentazione, l’abolizione di uno stile di vita sedentario, la rimozione di comportamenti nocivi come il fumo e l’esecuzione di esami ematochimici e strumentali, volti ad intervenire precocemente se dovesse instaurarsi un danno lesionale.
Tutto questo viene contemplato anche nella medicina non convenzionale, ma tenendo conto che, probabilmente, un soggetto che potrebbe sviluppare problematiche cardiovascolari, ha già in sé le caratteristiche che lo predispongono a questo tipo di disturbi, e che si rilevano nelle tendenze meiopragiche dell’organismo.
Possediamo infatti degli organi che, dalla nascita, sono più soggetti a somatizzare un disturbo.

Conoscere questi aspetti ci indirizza inevitabilmente verso un approccio preventivo più mirato. Senza considerare l’influenza che l’ambiente, il momento esistenziale che stiamo vivendo, il nostro approccio nei confronti della vita e dei problemi, esercitano sulla fisiologia umana. Basti pensare ai neuropeptidi (piccole molecole di natura proteica che, liberate dalle cellule nervose in risposta a uno stimolo, mediano o modulano la comunicazione neuronale legandosi a specifici recettori di superficie) che vengono secreti dal cervello, nel momento in cui proviamo un’emozione e di come questi agiscano generando reazioni chimiche cellulari.

Vi è quindi una continua interazione tra l’uomo e l’ambiente circostante, per questo, il pensiero centrale della medicina olistica si identifica con il concentrare la massima attenzione nel fortificare il terreno del soggetto, per favorire l’omeostasi, e quindi l’equilibrio indipendentemente da ciò che si manifesta all’esterno.
Gli schemi preventivi messi in atto dalla medicina ufficiale sono insufficienti ad attuare una prevenzione completa, proprio perché non tengono conto dell’interezza dell’individuo.
La definizione di salute così come la intende l’Organizzazione Mondiale della Sanità, assume caratteristiche che rientrano nella visione olistica dell’individuo. La sola esclusione dei fattori di rischio comportamentali ed ambientali e l’adozione quindi, di uno stile di vita sano, non possono essere gli unici presupposti per il raggiungimento dello stato di salute.

L’organismo umano assiste a continue sollecitazioni interne ed esterne durante l’arco della giornata: emozioni, pensieri, variazioni umorali, ormonali, metaboliche che mettono continuamente in discussione il tanto ricercato stato di equilibrio.
La ricerca ed il perseguimento di questo stato richiede la nostra partecipazione attiva. La malattia rappresenta, in questo senso, il semaforo rosso che ci spinge a fermarci, mostrandoci il nostro errore, la nostra perdita di contatto con il nostro sé superiore.
Il sé superiore rappresenta la nostra guida interna che se decidiamo di ascoltare, è in grado di fornirci dei veri e propri messaggi che tendono a mostrarci la strada che dovremmo seguire, per essere in salute.

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La salute quindi, è un concetto molto personale, ed è da ricercare nella capacità innata, in ognuno di noi, di riportare ordine laddove è stato perso. L’auto-guarigione rappresenta la sola ed unica modalità a mettersi in moto nel momento in cui decidiamo consciamente o inconsciamente di guarire.
Il primo passo verso la guarigione è il riconoscimento della propria responsabilità nel processo di risoluzione, che non passa soltanto per l’adozione di azioni preventive, o per l’assunzione di rimedi, ma prevede una partecipazione attiva del soggetto, come protagonista del percorso terapeutico.

Sintomo (dal greco Symptoma: indizio; fatto morboso che coincide con un altro fatto, che ne è l’effetto o il segno, fenomeno che accompagna una malattia e quindi genericamente indizio, circostanza che accompagni qualsiasi voglia cosa).
Vediamo come il vero significato di questo termine si esprima in qualcosa da prendere in considerazione come guida e non da sopprimere.
La soppressione del sintomo, sia con rimedi naturali sia chimici, determinerà inevitabilmente o una recidiva patologica a distanza di tot tempo (che ha un significato ben preciso e non è mai casuale), o lo spostamento del sintomo in altre regioni del corpo.
Questo perché come abbiamo già detto, un disequilibrio di corpo, mente e spirito, unità che dovrebbero essere sempre allineate per garantire l’omeostasi dell’intero sistema, si manifesta attraverso la comparsa di un sintomo.

Sostenere questo concetto implica l’assunzione di responsabilità di cui è stato parlato in precedenza, perché si diviene consapevoli del fatto che la casualità, caratteristica che viene spesso attribuita alla malattia, non esiste.
Il nostro corpo infatti si ammala sempre in maniera coerente alle caratteristiche costituzionali del soggetto, nonché, in relazione ad un simbolismo ben preciso.
La parte del corpo colpita da un disturbo è sempre rivelatrice di un conflitto inconscio tra i tre livelli di cui abbiamo parlato: corpo, mente e spirito.
La Medicina Tradizionale Cinese ad esempio, attribuisce ogni organo ad uno specifico meridiano, che altro non è che un canale che veicola l’energia vitale nel corpo. Sviluppare una cistite, ad esempio, potrebbe essere espressione di un squilibrio a carico del meridiano della Vescica appunto, strettamente correlato a quello del Rene, entrambi associati all’emozione della paura.
Un’emozione come la paura, se inconscia e protratta nel tempo, genera la manifestazione sintomatologica proprio sugli organi correlati.

Le emozioni infatti, si fissano nel corpo generando problematiche sul piano fisico.Inoltre, per il sistema limbico, che è quella parte del cervello in cui sono registrate le nostre esperienze emotive, non c’è differenza se ci troviamo a vivere o ad immaginare una situazione: si verificherà comunque la secrezione dei neuropeptidi di cui abbiamo accennato sopra, che provocheranno inevitabili ripercussioni bio chimiche nella fisiologia.

Tornando all’esempio della cistite, essendo un’infiammazione, avremo sicuramente il coinvolgimento del Fegato come organo che, se in squilibrio, genererà calore epatico, responsabile degli stati infiammatori.
Questo rappresenta un esempio chiarificatore del simbolismo utilizzato dal sintomo per manifestarsi e non è assolutamente da considerarsi come linea guida nel risalire alle cause di un disturbo, che come abbiamo visto, devono sempre essere riportate al soggetto che le sviluppa.
La cistite potrebbe rappresentare l’espressione di un conflitto inconscio riguardante la difficoltà ad aprirsi alla vita per quello che si è, e che genera uno stato di paura molto forte. Se si volesse scendere ancora più in profondità, si potrebbe attribuire il conflitto, ad un problema relazionale con le persone di sesso opposto, proprio per la localizzazione dell’organo in questione.

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Queste sono soltanto alcune delle variabili prese in considerazione dalla medicina olistica nel momento in cui si manifesta un sintomo sul corpo.
Le predisposizioni costituzionali non faranno altro che confermare l’insorgenza del disturbo su organi specifici ed è per questo che la casualità quando si parla di malattia, non può esistere.
Comprendere i motivi e le reali cause nell’ambito della manifestazione patologica, ci consente di entrare in contatto con il conflitto di cui abbiamo accennato in precedenza: mente, corpo e spirito non sono in linea ed il corpo rappresenta lo specchio attraverso il quale abbiamo la preziosa possibilità di accorgercene.

Il termine naturopatia presenta al suo interno due parole ricche di significato: natura ed empatia.
Provenendo dal mondo della medicina ufficiale, come infermiera, mi accorgo di quanto l’empatia rappresenti una capacità fondamentale di cui disporre, sia in campo allopatico che olistico. E’ la capacità di sentire l’altro e della comprensione profonda dell’altro.
Letteralmente quindi la naturopatia esprime la capacità di vivere in empatia con la natura.
La natura è rappresentata sicuramente dall’ambiente in cui viviamo ma anche da ciò che siamo realmente: torna quindi l’importanza di mantenere uno stato di equilibrio tra interno ed esterno.
Ciò che viene erroneamente attribuito a questa disciplina è il mero utilizzo di tecniche naturali per curare un sintomo.
Ricondurre la naturopatia alla sola scelta di curarsi naturalmente è a dir poco riduttivo.

Tornando al concetto di empatia è importante distinguere la finalità con cui si utilizza questa capacità nell’ambito delle professioni sanitarie e nel campo della medicina olistica.
L’assistenza infermieristica, ad esempio, prevede la presenza di una buona dose di empatia, ma a cosa è rivolta? Mi spiego meglio. Rivolgere la propria attenzione solo alla sofferenza dell’individuo, nel tempo, solleverà quest’ultimo dal farsi carico della propria salute.
Quindi, relazionarsi empaticamente con l’altro, implica anche una visione più ampia, secondo la quale il paziente non può considerarsi solo come un individuo che subisce un processo patologico ed è qui che entra in gioco la figura del naturopata. Egli vede il paziente come una persona che ha bisogno di rientrare in contatto con la sua parte più sana, per valorizzarla e permettergli di azionare tutti quei meccanismi di auto risoluzione dei quali pensiamo di non avere il controllo.

In ambito infermieristico ho trovato quindi dei punti di contatto con la naturopatia.
Ad esempio, Florence Nightingale, teorica infermieristica e fondatrice del “Nursing moderno”, sosteneva che la malattia è un processo di riparazione e che l’infermiere dovrebbe sostenere questo processo.
Oppure Virginia Henderson, altra teorica di rilievo, sosteneva che la funzione peculiare dell’infermiere è quella di assistere l’individuo, malato o sano, nello svolgimento di quelle attività che contribuiscono alla guarigione (o che conducono ad una morte serena) e che tale individuo svolgerebbe da solo se possedesse la forza, la volontà o la conoscenza necessarie; l’infermiere deve inoltre aiutare l’individuo a rendersi indipendente il più rapidamente possibile.
La cura di sé la cui teoria è stata formulata in ambito infermieristico da Dorothea Orem, è rintracciabile anche in ambito naturopatico dove si mostra all’individuo come prendersi cura di sé, attraverso consigli mirati a tornare in contatto e a preservare la sua costituzione di base.

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Prendersi cura di sé vuol dire anche imparare a riconoscere i propri bisogni reali, distinguendoli da quelli indotti. Questa disciplina fornisce all’individuo gli strumenti per riequilibrare ciò di cui già dispone il suo organismo, con la finalità di renderlo completamente autonomo nella gestione della propria salute.
La naturopatia si avvale di tecniche che prendono in considerazione gli insegnamenti delle medicine alternative, come nel mio caso, la Medicina tradizionale Cinese, che forniscono sistemi di lettura degli aspetti costituzionali e delle tendenze patologiche, delle quali la medicina ufficiale non dispone.
Come già accennato parlando di medicina olistica, anche la naturopatia, si occupa di riequilibrare il terreno, per evitare recidive nelle manifestazioni patologiche e per fornire informazioni a carattere preventivo. La prevenzione rappresenta quindi il settore di maggior intervento della naturopatia.

L’utilizzo poi di integratori naturali per favorire l’omeostasi dell’organismo rappresenta soltanto uno degli strumenti di cui dispone la naturopatia. L’educazione ad un’alimentazione consapevole è il primo aspetto che rientra nel campo d’azione di questa disciplina, dove il cibo, viene considerato come la componente fondamentale della cura da rivolgere verso se stessi, insegnando al paziente a distinguere la fame reale dalla tensione emotiva ad esempio, guidandolo verso la scelta di quegli alimenti che maggiormente andranno a coadiuvare la funzionalità dei suoi organi, ponendo particolare attenzione a quelle parti del corpo che presentano, per motivi legati sempre alla costituzione di base, aspetti di ipofunzionalità.
Ma l’aspetto sul quale vorrei porre maggiore attenzione risiede nel motivo che dovrebbe spingere una persona a rivolgersi ad un naturopata.

Viviamo in un contesto sociale in cui siamo abituati a rivolgerci al medico o ad un professionista sanitario solo nel momento del bisogno. Il sintomo si manifesta ed avvertiamo la necessità di risolvere la situazione il più in fretta possibile.
Nulla di sbagliato in questo, l’importante è venire a conoscenza della possibilità che abbiamo di poter intervenire prima che si manifesti un danno lesionale e nel comprendere ciò che sta cercando di dirci il corpo.

All’inizio dell’articolo accennavamo a tutte quei messaggi che si manifestano prima di sviluppare una vera e propria sintomatologia. Stanchezza cronica ed astenia, difficoltà di recupero nonostante il riposo, gonfiore addominale, difficoltà digestive, sensazione di non disporre a pieno delle proprie energie, cattiva gestione delle emozioni e dei pensieri, sono solo alcuni indizi che il nostro organismo ci invia per comunicarci che va rivisto qualcosa nel nostro modo di vivere.
Spesso avvertiamo questi segnali nel momento i cui ci troviamo in condizioni di sovraccarico metabolico, psichico e/o emotivo, per questo la naturopatia è una disciplina olistica, che non può intervenire se non considerando l’individuo nella sua interezza.

Le tecniche utilizzate dalla medicina antica come il drenaggio emuntoriale, rivolto cioè a quegli organi detti emuntori, deputai allo smaltimento delle sostanze di rifiuto, rappresentano spesso la parte iniziale del percorso naturopatico, dove la finalità principale è quella di eliminare i campi di disturbo che ostacolano il fluire dell’energia vitale.

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“La Naturopatia privilegia la prevenzione, il trattamento e la promozione della salute ottimale attraverso l’uso di metodi terapeutici e modalità che aiutino il processo di auto-guarigione, la vis medicatrix naturae. L’approccio filosofico della Naturopatia comprende la prevenzione delle malattie, la stimolazione dell’ intrinseca capacità di ristabilire la salute del corpo, il trattamento naturale di tutta la persona, la responsabilità personale della propria salute e l’educazione dei pazienti a stili di vita salutari.
La Naturopatia miscela la secolare conoscenza delle terapie naturali con gli attuali progressi nella comprensione della salute e dell’essere umano stesso. La Naturopatia quindi può essere descritta come la generale pratica delle terapie naturali della salute.”
Questa è la definizione riportata dall’OMS nel 2010.

Come abbiamo detto l’aspetto centrale che contraddistingue un percorso naturopatico è l’acquisizione di strumenti per imparare a prendersi cura di sé. Avere cura di ciò che siamo non è cosa facile soprattutto quando pensiamo di essere in salute, facendo rientrare in questa definizione l’assenza di sintomi sul corpo fisico.
L’amorevolezza che rivolgiamo a noi stessi si può tradurre in gesti semplici mirati ad accogliere e a soddisfare i nostri bisogni reali. Parlo di bisogni reali perché non è così scontato saper riconoscere ciò di cui abbiamo davvero bisogno da ciò di cui pensiamo di averne.
A tal proposito parlando di alimentazione consapevole, aspetto cardine che rientra nell’approccio naturopatico e nel prendersi cura di se, il desiderio di cibi con uno specifico sapore, non è sempre sinonimo di una carenza e quindi di un bisogno reale del nostro organismo.
I sapori degli alimenti ed il desiderio marcato che mostriamo verso uno di essi ci portano in realtà a pensare ad un deficit energetico dell’organo associato .

Per fare un esempio, il desiderio di cibi salati, si associa in genere ad un deficit della coppia di organi associati secondo la Medicina Tradizionale Cinese, Rene e Vescica Urinaria. Ovviamente questo non può rappresentare una regola generale e sempre applicabile, in quanto va rapportata all’analisi e al confronto di alcuni parametri che sono la costituzione e la diatesi del soggetto, la cronobiologia d’organo e le caratteristiche psico-emotive del periodo esistenziale in cui sta vivendo.

Attraverso i principi della Medicina tradizionale Cinese, il cui approccio fondamentale è l’osservazione di tutti i fenomeni che costituiscono l’universo, è possibile ottenere informazioni importanti circa la salute dell’organismo.
In natura esistono 5 elementi fondamentali: acqua, fuoco, terra, metallo e legno. Ad ognuno di questi elementi, presenti in ognuno di noi, sono associate determinate caratteristiche.
Anche qui abbiamo delle tipologie diverse, 5 in questo caso, che prendono il nome degli elementi, ma in ognuno di noi ce n’è una che predomina sulle altre.
Oltre a caratteristiche precise di tipo psico-fisico, si associano ad ogni tipologia degli organi corrispondenti: acqua (reni e vescica), legno (fegato e cistifellea), fuoco (intestino tenue cuore maestro del cuore e triplice riscaldatore), terra (milza pancreas stomaco), metallo(intestino crasso e polmoni).

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Conoscere la propria tipologia, anche in relazione alla medicina tradizionale cinese, ci permette di lavorare e quindi attuare un’azione preventiva, sugli organi associati e sui quali, se presenti fattori predisponenti e di squilibrio, potrebbe manifestarsi il sintomo.
Ogni organo ha due ore ben precise nell’arco della giornata in cui si trova al massimo della sua funzionalità, se è presente uno squilibrio a carico di un organo, la sintomatologia, si presenterà nelle due ore suddette (v. orologio degli organi).
Ad esempio, le gastralgie si manifesteranno tipicamente tra le 7 e le 9 (orario di massima funzionalità dello stomaco), oppure se il deficit è in milza – stomaco – pancreas, avremo spesso desiderio di dolce tra le 9 e le 11.

Per conoscere la tipologia della persona, il naturopata cerca di individuarne il biotipo anche attraverso la biotipologia, una branca della medicina che si occupa della classificazione e dello studio dei tipi di costituzione ed esamina i rapporti esistenti tra caratteristiche morfologiche (come siamo fatti), funzionali (come funzioniamo) e stati patologici (come potremmo ammalarci) propri di ogni tipologia.
Esistono 3 costituzioni di base, ed ognuno di noi possiede, in percentuale, le caratteristiche di ognuna delle tre tipologie, con la prevalenza però di una, che caratterizza maggiormente la persona.
Per ogni costituzione esiste un regime alimentare da seguire, che consente alla persona di preservare le proprie caratteristiche costituzionali di nascita, evitando così di sfociare in una situazione di squilibrio metabolico.
Ogni costituzione infatti, possiede delle caratteristiche metaboliche, che è fondamentale conoscere, per cercare di prevenire lo sviluppo di patologie e disperdere la propria energia vitale.
Non tutti gli alimenti sono adatti per tutti e le associazioni che si fanno tra gli stessi, dovrebbero essere sempre ponderate e mirate al mantenimento della condizione di equilibrio specifica di ogni costituzione.

Avere a disposizione più chiavi di lettura per imparare a comprendere l’individuo che si ha davanti per renderlo nel tempo autonomo nella gestione della cura di sé, rappresenta per il naturopata il modo per non fermarsi a risolvere il mero sintomo fisico, ma piuttosto mettere a conoscenza della persona, punti di forza e punti deboli della propria costituzione, dandogli la possibilità di scegliere la via dell’auto-guarigione.

Le terapie coercitive e sintomatologiche, che mirano quindi a nascondere e a sopprimere il disagio reale, non portano alla completa guarigione dell’organismo.
Ma al di là del sintomo l’aspetto cardine della naturopatia è il concetto di prevenzione per cui è consigliabile rivolgersi ad un naturopata in una condizione di assenza di sintomi anche se questi ultimi, rappresentano sempre una cartina tornasole per individuare le cause che li hanno generati.

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Per fare un esempio, parliamo della gastrite: non sempre questa è associata solo ed esclusivamente ad un problema di stomaco, molto spesso infatti l’origine dell’infiammazione deriva da un eccesso di calore a livello epatico. Per cui il Fegato e la Vescica Biliare, sono gli organi sui quali è consigliabile intervenire in queste circostanze con cibi adeguati che favoriscono la loro funzionalità, oligoterapia e piante officinali, prima ancora di preoccuparci del sintomo manifesto.
Spesso la causa di un disturbo non è immediatamente visibile. Ed è per questo che, non trattando le cause e scegliendo di non prendersi la responsabilità della propria guarigione attuando cambiamenti significativi nello stile di vita (alimentazione, abitudini e pensieri), finiamo sempre in recidive sintomatologiche.

L’aspetto psico-somatico di ogni manifestazione morbosa rappresenta per la naturopatia la fonte di conoscenza più importante.
L’organo colpito dal sintomo fornisce le indicazioni più preziose per la decodifica delle cause che lo hanno prodotto ed un’emozione protratta nel tempo e non elaborata si fissa e ristagna negli organi, generando la loro alterazione.

Sappiamo tutti ormai di come il pensiero influenzi la fisiologia dell’organismo umano e di quanto questi sia in grado di produrre un’emozione associata che si manifesta sul corpo.
Lavorare sulla componente emotiva è un altro strumento di cui dispone la naturopatia, attraverso l’utilizzo della floriterapia di Bach, il primo medico “moderno”che nei primi del 900, definì la malattia: “il modo che ha la nostra anima di riportarci sulla retta via attraverso la guida del sintomo, e dove uno stato emotivo negativo può essere sovvertito rinforzando l’altro lato della medaglia, la virtù positiva che tutti abbiamo, per portare luce nella nostra coscienza”.

La naturopatia quindi consente di intraprendere la strada verso la conoscenza più profonda della nostra natura, imparando ad ascoltare ogni messaggio che arriva dal corpo che è sempre espressione di un cambiamento da mettere in atto.


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