C'E' QUALCOSA DA IMPARARE DA TUTTO CIò CHE CI CIRCONDA








Kabbalah vuol dire “ricevuta”, in Ebraico moderno questa parola viene utilizzata proprio per richiedere una ricevuta, uno scontrino fiscale, una ricetta dal medico. Questa parola significa anche conto, quel conto che attraverso uno degli strumenti della kabbalah possiamo andare a fare lavorando con le lettere ebraiche. La Kabbalah studia in dettaglio i parallelismi e le relazioni tra le cose. La Kabbalah è una via universale verso la Conoscenza e l’Illuminazione. Pur basandosi sul testo ebraico della Torah, i suoi insegnamenti sono integrabili ed applicabili da ogni essere umano.

Tōrāh (in ebraico: תּוֹרָה, a volte scritta Thorah, o Torà: “istruzione, insegnamento”), è il riferimento centrale della tradizione religiosa ebraica. I suoi insegnamenti provengono dai primi cinque libri dei ventiquattro libri del Tanakh, detti Pentateuco dai Cristiani. Essi comprendono l’insieme degli insegnamenti e precetti riconosciuti dagli ebrei come rivelati da Dio tramite Mosè. Esiste anche la Torah Orale che comprende le interpretazioni e ampliamenti che, secondo la tradizione rabbinica, sono stati trasmessi di generazione in generazione e sono ora codificati ed inclusi nel Talmud e nel Midrash. La “Torah” indica un insegnamento che offre un sistema di vita per coloro che lo seguono.

Per quanto non tutti gli esperti siano d’accordo su ciò, pur avendo una cospicua parte dedicata all’intelletto, la Kabbalah è soprattutto una via mistica verso il Divino. Ciò significa che è soprattutto adatta a chi, oltre a far funzionare la testa, ha il cuore aperto e vibrante, e sa dare il giusto spazio ai sentimenti nel suo rapporto verso gli altri e verso lo spirito. Avere il “cuore aperto” non è un’espressione sentimentalista, bensì significa essere pronti a modificare, trasformare, perfino capovolgere la propria vita, se la Via intrapresa porta a ciò. Lo studio della Kabbalah porta a farsi domande a a comprendere come raggiungere l’appagamento nella propria vita, attraverso il piacere, dando forma alla montagna di desideri che ognuno di noi ha in profondità dentro di sé.

La Kabbalah spiega che tutta la sostanza della creazione è egoistica, un chiaro desiderio di ricevere, esistere e godere. Questi antichi saperi ci insegnano il metodo unico per sviluppare il livello “parlante”, il livello di Adam (dalla parola ebraica Domeh che significa “simile”) che è simile alla forza superiore, mediante l’uso della forza positiva per correggere quella negativa che è in noi. Questo è lo studio della Torah. Un livello parlante che ci insegna a leggere i segnali dell’universo, che il creatore dissemina nell’ignoto per mostrarci la strada per crescere, evolvere, vivere.

Essere presenti nella propria vita attraverso l’accorgersi.

Si può davvero dire che il primo Kabbalista fù il primo ebreo, Abramo, che obbedì due volte alla chiamata: “Vai a te stesso” (Lekh lekhà, לך לך ). La domanda “Dove sei?” che dio pone ad Adamo, è una delle domande che porta l’uomo a essere presente nella propria vita. Adamo risponde mi sono nascosto, è qui che inizia il cammino dell’uomo (Martin Buber, Ed Quiqajon Bose). Il ritorno decisivo a sé stessi è nella vita dell’uomo l’inizio del cammino, il sempre nuovo inizio del cammino umano. Ritrovare il proprio cammino, con uno sguardo aperto che volge al presente, comprendendo i messaggi che sono disseminati nelle nostre vite, che ci guidano nella crescita e nell’evoluzione.

Quello che vediamo non è come lo vediamo.

Liberarsi dell’abitudine di catalogare i fatti che si susseguono nella nostra vita, entrare in una comprensione diversa di quello che accade nella propria vita. Non esiste un evento che sia assolutamente buono o assolutamente cattivo. Nessun avvenimento è così, per quanto possiamo essere abituati a pensare il contrario. Tutte le volte in cui ti scopri ad affrontare qualcosa che pensi di non meritare, che trovi ingiusto o che ti fa stare male, tendi automaticamente a cercarne il senso. Ti fai domande come queste: Perché proprio a me? Ma davvero mi merito questo? Come ho fatto a finire in questa odiosa situazione?

Come ho attratto le condizioni perché ciò accadesse? Tutti, prima o poi, ci facciamo domande così.

La cosa migliore per rispondere a queste domande è farsi altre domande, o cambiare modo di porsi le domande. Che cosa imparo da tutto questo? Che cosa c’è di buono? Queste sono domande che fanno crescere. Tutte le altre fanno solo perdere del tempo e molte volte rischiano di far stare inutilmente male.

A me piace pensare che ci sia qualcosa da imparare in tutto, ed è quello che ci insegna la Kabbalah Ebraica.

Sono un professore in Interaction Design e Physical Computing presso la Domus Accademy e la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, da anni esploro l’utilizzo creativo delle nuove tecnologie. Fin dall’infanzia utilizzo i numeri e il codice generativo per esprimermi artisticamente.

L’interesse per le strutture profonde della lingua (del codice) e dei numeri mi ha portato in numerose sperimentazioni dei linguaggi digitali fino ad arrivare alla scoperta degli antichi codici della kabbalah ebraica.

Il mio obiettivo è quello di fornire degli strumenti la crescita personale, per riconoscere le proprie potenzialità, allargare i propri orizzonti e fare della vita un condensato di creatività, attraverso gli strumenti che queste antiche “tecnologie per l’anima” possono fornirci.

FONTE http://www.visionealchemica.com/ 

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