VIVIANA LA DONNA CHE GABBO' MAGO MERLINO





Nel gran guazzabuglio delle leggende di Artù, trovare un filo logico o anche solo una sistematicità non è facile: è tutto un rincorrersi di personaggi che cambiano caratteristiche e biografia da un poema all’altro, senza che sia possibile trovare una versione definitiva. Il ciclo di Artù è simile al ciclo delle leggende troiane, ma non ha mai trovato un suo Omero. Così persino i protagonisti più noti sono cangianti, hanno biografie mutevoli, sorti alternative, vite che si intrecciano e si districano in modi imprevisti e differenti da fonte a fonte. In mezzo a questo gioco di specchi c’è anche lei, Viviana, che in talune tradizioni non compare proprio, in altre di striscio, in altre ancora non si capisce bene fino in fondo che ruolo giochi e chi sia. Ma quando c’è, è una donna che lascia il segno: perché se Ginevra è in fondo un fantasma privo di vero carisma (viene sposata da re Artù, fa innamorare di sé Lancillotto, ma non le si riconosce un gesto, un atto che sia solo suo: sta lì, e lascia che il mondo le giri o le rovini attorno) e Morgana un’ombra piena di risentimento e di rabbia, Viviana no, Viviana è viva, come dice il suo stesso nome, e scapricciata, e testarda, e padrona del suo destino: è una donna, mentre le altre sono icone.

Giovane e bella, la descrivono quei pochi che parlano di lei. Anzi, giovanissima, una ragazzetta. Forse manco nobile, non è chiaro: di certo non principessa, e non aristocratica importante. Bella, sì, ma più che bella, dotata di spirito e carattere. Merlino la vede e se ne innamora. Sì, Merlino, il mago. Ma non pensate a lui come al simpatico vecchietto disneyano che brontola bonario con sulla spalla il gufo Anacleto. Il Merlino originale della saga, personaggio dai tratti sulfurei ed ambigui: che è figlio di una vergine e del Demonio, e solo il battesimo impartito da mamma ha salvato dal suo destino, ch’era quello di diventare l’Anticristo. Non è per niente bonario, quel Merlino là, ma un clamoroso figlio di buona donna: uno di quei consiglieri del Re che i Re li creano, sì, ma per gestirne il potere nell’ombra a loro esclusiva discrezione, e che i Re se li tengono buoni secondando tutti i loro più bassi istinti e tenendone nota, così assieme ne diventano complici e controllori, ed hanno sempre in mano armi sufficienti per tenerli a freno con il ricatto. Quando Uther Pendragon perde la testa per la bella Lady Igraine, già sposata con Gaulois di Cornovaglia, Merlino non si fa scrupolo di venire in soccorso al suo re per soddisfarne le voglie: lo trasforma in Gaulois per una notte, mentre il Gaulois vero è già cadavere, a patto di potersi tenere tutto ciò che quella notte nascerà nel regno. Uther Pendragon promette, gli uomini quando sono in fregola non vanno tanto per il sottile e poi crede di esser furbo, Uther, e pensa che se la caverà cedendo a Merlino il frutto di un raccolto. Ma quella notte viene concepito Artù, e nove mesi dopo Merlino si presenta a corte per reclamarlo: strappa il neonato alla culla e alle braccia di mamma, nel frattempo divenuta ufficialmente vedova di Gaulois e quindi altrettanto ufficialmente regina. Non ci sono pianti di donna, né contro offerte da parte del Re: il bimbo è frutto di quella notte, e quindi è suo, e Merlino se lo prende. Per avere quell’erede, che il Fato destina a salvare la Britannia, Merlino ha usato come pedine Uter e Igraine, così come userà anche Artù, una volta divenuto grande. Merlino è uno che usa gli esseri umani come pedine di un gioco che solo lui sa vedere, e a cui tutti sono sacrificabili: perché gli esseri umani non contano, contano solo i progetti che sono chiamati a compiere per avverare il destino. Già, sono sacrificabili tutti, tranne una: Viviana, appunto. Quando la vede, Merlino sa che rischia, anzi, è certo di perdere: vede il futuro, Merlino. Ma chiude gli occhi. Chiude gli occhi ostinato, perché quella ragazzetta gli piace, perché non ne può fare a meno, perché sente in lei l’unico essere umano in grado di stargli in pari, di giocare con lui una vera partita, perché ha furbizia, malizia, ma anche una intelligenza spregiudicata, veloce, amorale. La corteggia, trasformandosi in un bel giovane. Ma mica la freghi con una maschera, Viviana. Lei lo capisce chi ha di fronte, e sa anche di averlo completamente soggiogato. Non gli cede, nonostante lui faccia di tutto e tutto le prometta: ricchezze, castelli, l’eterna gioventù. Lei, quando si rende conto di chi le fila dietro, gli chiede invece una cosa sola: il segreto della magia. Non vuole essergli amante, o moglie, ma allieva. Impadronirsi di ogni suo segreto per giocare ancor più alla pari con lui, divenirgli davvero compagna, nel senso di uguale. E Merlino cede, anche se è conscio di firmare la sua condanna. Le insegna tutto, i trucchi e gli incantesimi, le sottili arti della divinazione, ma forse quelle ancor più sottili della politica. Si mette finalmente a nudo, con quella ragazzetta, perché da lei, da lei sola, vuole essere amato per ciò che è.

E lei lo frega. Apprende tutto e poi, al momento opportuno, gli getta addosso un incantesimo, che lo farà dormire prigioniero in una grotta, per anni ed anni. Gli toglie, più ancora che la magia, quel potere che era stato la sua ragione di vita. Lo lascia nudo perché lui nudo si era fatto di fronte a lei. Ma è una donna, Viviana, non una maschera. E lo dimostra nel prosieguo, che è squisitamente femminile nella sua logica. Divenuta potentissima come incantatrice, che fa Viviana la bella? Si presenta a re Artù per avere quelle prebende che erano del suo amante Merlino? Trama per il potere? Seduce cavalieri? No. Si crea un suo meraviglioso castello fatato. E qui raccoglie, con tenerezza materna, un giovane orfano regale, tal Lancillotto, che alleva come il figlio che non ha. Lo sa, Viviana, che, divenuto grande, se ne andrà per la sua strada. Lo sa che verrà travolto dalla passione funesta per Ginevra, dai mille intrighi della casa di Artù. Ma è il suo bambino, quel piccolo, e lei lo nutre e lo ama con affetto disinteressato, riversa su di lui tutto quell’amore che non ha mai dato a nessun uomo, neppure a colui che per averla è stato disposto a perdere ogni cosa: Viviana la stronza è un’ottima madre, per quella incredibile capacità che abbiamo noi donne di essere sempre tutto ed il suo contrario, sante e puttane, streghe e balie, pretendere troppo da chi ci vuole bene, dare tutto a chi ci lascerà sole.

Lancillotto se ne va. Parte per seguire le sue avventure, di cuore e di lancia. Viviana, la dama del Lago, resta sola, nel suo castello fatato, ad invecchiare protetta da quella magia che non ha dato la felicità a Merlino, non l’ha donata ad Artù, e non la regalerà neanche a lei, ma può darle la noia ovattata della ricchezza, ed una solitudine priva di sofferenze reali. Neppure ci dicono, le fonti, come muore e se muore, la Signora del Lago: scompare sospesa, avvolta dalla nebbia della leggenda e dalla fama di esser stata l’unico essere umano capace di gabbare il grande Merlino, pur essendo solo una ragazzetta di campagna.

Peraltro, pare che sulla vicenda non abbia mai neppure rilasciato una intervista a Sky.


Domenica pomeriggio e lunedì sarò in Val d'Ayas con le sedute individuali.
Come Moon Mother condivido Guarigioni del Grembo femminile di livello 3, inoltre negli ultimi 15 anni ho appreso nozioni di riequilibrio energetico che comprendono l'utilizzo di purificazioni e armonizzazioni dell'energia individuale( come il Reiki per esempio) , cristalloterapia e floriterapia. Le sedute sono quindi assolutamente soggettive e calibrate sulla persona.
Se senti che questa esperienza può esserti utile e ti trovi in val 'd'ayas prenota il tuo posto in chat privata dopo avermi chiesto l'amicizia su FB a https://www.facebook.com/sara.cabella
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