IL FEMMININO SACRO DAI TEMPI REMOTI AD OGGI
Nella remota antichità il Femminino Sacro rappresentava un potere creativo assoluto e totale.
Tutte le Dee incarnavano aspetti femminili o forme che evocavano le qualità della donna, a cominciare dalla Grande Madre, la natura stessa, sino a Madre Acqua, Madre Luna e anche Madre Sole.
Le donne rappresentavano quindi il potere procreativo e creativo e come tali erano degne di amore e di devozione.
Questo fu un periodo in cui le civiltà femminifiche o gilaniche avevano la predominanza.
Questo fu un periodo in cui le civiltà femminifiche o gilaniche avevano la predominanza.
Civiltà cioè nelle quali donne e uomini erano diversi ma con pari dignità, nelle quali nessuno comandava sull'altro.
Probabilmente gli “ideatori” del patriarcato nacquero sulle sponde dell’Indo, la civilizzazione più antica sulla faccia della terra, in quel “paradiso terrestre” avvenne il riconoscimento del valore della paternità come fattore “portante” e di conseguenza come elemento stimolativo per una nuova religione e mitologia. Ma il processo anche qui fu lento, dovendo giustificarsi con fatti sostanziali che ne garantissero l’accettazione per mezzo di consequenzialità storica e di significati allegorici.
Molto più tardi, ma sempre in un ambito di civiltà indoeuropea, vediamo addirittura che è il dio maschile a creare da se stesso. Ed è quanto avviene a Giove che, non aiutato dalla consorte, produce dal proprio cervello Minerva. I tempi a questo punto son già mutati, il patriarcato ormai impera sovrano, le donne sono fattrici, persino l’amore, quello vero e nobile, si manifesta fra maschi. In quel tempo la condizione femminile era alquanto scaduta e in Europa od in Medio Oriente restavano sacche di resistenza solo qui e lì.
Ad esempio nella tradizione giudaica la trasmissione della appartenenza al “popolo eletto” avveniva per via materna, ultimo rimasuglio matristico in mezzo a una serie di regole molto patriarcali e misogine. Tale misoginia fu assunta - in modi differenti - anche dalle altre due religioni monoteiste: il cristianesimo e l’islamismo. Se nell’ebraismo la divinità, sia pur vista in chiave di “dio padre”, manteneva un distacco verso le cose del mondo, essendo un dio non rappresentabile e puro spirito, nel cristianesimo per poter giustificare la divinità del “figlio” si cancellò completamente il ruolo creativo della madre. Maria concepì vergine dallo spirito santo, la sua è una prestazione completamente passiva e deriva da una scelta del dio padre di impalmarla e renderla madre. Insomma la povera Maria è equiparabile ad una “prostituta” religiosa.
Da questa visione deriva anche la ragione cartesiana pseudo scientifica che indica la natura come passiva, inerte e pure stupida… Insomma lo spirito maschio “infonde” la vita e la “buona” madre porta in grembo quanto le viene concesso di portare….
Probabilmente gli “ideatori” del patriarcato nacquero sulle sponde dell’Indo, la civilizzazione più antica sulla faccia della terra, in quel “paradiso terrestre” avvenne il riconoscimento del valore della paternità come fattore “portante” e di conseguenza come elemento stimolativo per una nuova religione e mitologia. Ma il processo anche qui fu lento, dovendo giustificarsi con fatti sostanziali che ne garantissero l’accettazione per mezzo di consequenzialità storica e di significati allegorici.
Molto più tardi, ma sempre in un ambito di civiltà indoeuropea, vediamo addirittura che è il dio maschile a creare da se stesso. Ed è quanto avviene a Giove che, non aiutato dalla consorte, produce dal proprio cervello Minerva. I tempi a questo punto son già mutati, il patriarcato ormai impera sovrano, le donne sono fattrici, persino l’amore, quello vero e nobile, si manifesta fra maschi. In quel tempo la condizione femminile era alquanto scaduta e in Europa od in Medio Oriente restavano sacche di resistenza solo qui e lì.
Ad esempio nella tradizione giudaica la trasmissione della appartenenza al “popolo eletto” avveniva per via materna, ultimo rimasuglio matristico in mezzo a una serie di regole molto patriarcali e misogine. Tale misoginia fu assunta - in modi differenti - anche dalle altre due religioni monoteiste: il cristianesimo e l’islamismo. Se nell’ebraismo la divinità, sia pur vista in chiave di “dio padre”, manteneva un distacco verso le cose del mondo, essendo un dio non rappresentabile e puro spirito, nel cristianesimo per poter giustificare la divinità del “figlio” si cancellò completamente il ruolo creativo della madre. Maria concepì vergine dallo spirito santo, la sua è una prestazione completamente passiva e deriva da una scelta del dio padre di impalmarla e renderla madre. Insomma la povera Maria è equiparabile ad una “prostituta” religiosa.
Da questa visione deriva anche la ragione cartesiana pseudo scientifica che indica la natura come passiva, inerte e pure stupida… Insomma lo spirito maschio “infonde” la vita e la “buona” madre porta in grembo quanto le viene concesso di portare….
Ora è giunto il tempo di comprenderne la totale complementarietà e comune appartenenza, ma non per andare verso una specie unisex, bensì per riconoscere pari valore e significato a entrambi gli aspetti e funzioni…. in una fusione simbiotica.
RIPRODUZIONE CONSENTITA CON CITAZIONE DELLA FONTE https://lasorgenteeladea.blogspot.com/
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