CORAGGIO E LIBERTA'






Quando si parla dei campi di sterminio nazisti subito la mente li associa genericamente al popolo ebreo, vittima collettiva di un’ideologia criminale che contagiò un’intera nazione. Non è vano ricordare che i nazisti volevano sterminare anche gli zingari e altre popolazioni dell’Est-Europa, gli omosessuali e i portatori di handicap, i testimoni di Geova e i pentecostali.
E quando si parla di Shoah, la “catastrofe”, la mente corre ai circa sei milioni di ebrei sacrificati sull’altare dell’antisemitismo.

Spesso però si dimentica che ognuna di quelle sei milioni di vittime era un individuo, con una storia personale unica, e una vita davanti, magari difficile e faticosa, oppure ricca di speranze e prospettive
Come quella di Franceska Mann, o Franciszka Mannówna, una giovane donna che aspirava a diventare una grande ballerina, e aveva i numeri per riuscirci.

Il 23 ottobre del 1943 una delle più belle e promettenti ballerine d’Europa arrivò nel campo di sterminio Auschwitz-Birkenau insieme ad altri 1700 ebrei.
I deportati furono subito accompagnati alle docce, con la promessa che dopo il lavaggio e la disinfestazione sarebbero stati trasferiti in Svizzera. Franceska non ci casca, capisce che quella e la fine e tenta il tutto per tutto.


Si rifiuta di entrare, fa caos. Una guardia armata la intima di obbedire, e lei, in preda forse alla disperazione, decide si sfruttare la sua bellezza, facendo una scelta che cambiò la sua sorte. Incominciò a spogliarsi per incantare la guardia, la disarmò e gli sparò. Anche qui le versioni son diverse. Non è chiaro se lei lo fece in disparte, davanti a tutti, se sparò a una sola o più guardie. Quello che è certo, è che il suo gesto scatenò la ribellione di tutte le donne presenti. La rivolta fu poi fermata. Tutte le donne morirono comunque, Franceska compresa. Ma non andarono incontro al loro destino in maniera passiva. Grazie a Franceska morirono da combattenti, cercando di ribellarsi a quella orribile realtà che fu l’olocausto.

È il 23 ottobre 1943.
Franceska aveva scelto come morire. Non da comparsa nell’orribile storia che i nazisti avevano scelto per lei, ma da protagonista.


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