CERCHIO SACRO DELLE DONNE A CUQUELLO
La nostra vita, il nostro corpo e l'insieme delle nostre azioni deriva da tutte le donne che ci hanno preceduto.
Nelle tradizioni celtiche, le Grandi Antenate erano le Madri divenute sacre e divine, si trovano raffigurate come bassorilievi mentre danzano tenendosi per mano, d’aspetto talmente simile le une alle altre da sembrare tutte una sola cosa. Come personificazioni della Terra profonda e feconda sono le dispensatrici dell’abbondanza e dell’armonia, sono protettrici delle partorienti e del focolare domestico, associate al culto degli antenati famigliari.
Erano le guardiane delle soglie tra i mondi, delle isole sacre e dei pozzo e delle sorgenti nascoste oltre il visibile. Loro proteggevano il sacro Calderone dal fuoco sempre acceso, simbolo delle vie iniziatiche e dei Misteri femminili.
"Le antenate ci parlano, Kulìa, lo sai. Ci insegnano, ci guidano, ci proteggono. E sono venute prima di noi. (…)”
“Qualcuna sarà sempre l’antenata di qualcun’altra, finché ci saranno nascite. Quando io tornerò alla Dea non me ne sarò andata per sempre, continuerò ad esserci. E così è per tutte, per tutti. Tu potrai parlarmi. È un filo che non si può interrompere. Lo si può perdere ma lo si può ritrovare.”
(Tratto da I racconti di Domani, Sara Morace, Prospettiva Edizioni, Roma, 2008, p. 42)
Recuperando il nostro passato recuperiamo una parte fondamentale di noi. Possiamo proseguire il nostro personale cammino mantenendo la saggezza del passato, verso un futuro libero e solo nostro.
Possiamo nelle radici sentire le nostre ossa che cantano.
Attraverso il DNA mitocondriale ci riconnettiamo alla nostra discendenza materna.
Donne antiche che lungo il loro cammino hanno impresso nella terra le impronte del loro passaggio, della loro esistenza, di ciò che dalle voci della natura avevano udito e compreso.
Le chiamiamo Madri, non sappiamo i loro nomi, non sappiamo i loro volti, non sappiamo la loro voce. Ma le ricordiamo nel nostro corpo, e il ricordo è quanto di più prezioso possiamo tramandare, poiché solo ricordando ritroviamo quel filamento d’argento che ci unisce tutte da donna a donna.
"Ringrazio, infine, l’odore dello sporco buono, il suono dell’acqua libera, gli spiriti della natura che accorrono sulla strada per vedere chi passa. Tutte le donne che sono vissute prima di me e hanno reso il sentiero un po’ più aperto e un po’ più facile."
Donne che corrono coi lupi – Clarissa Pinkola Estés
via mail a saracabella@gmail.com
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