TRADIZIONE E USO MAGICO DELL'AGRIFOGLIO
Usato in tutto il mondo come la decorazione natalizia per eccellenza, l'agrifoglio è una pianta ricca di credenze popolari, considerato amuleto contro le streghe, scaccia-malattie, scaccia-fulmine e portatore di fertilità e di buoni sogni.
Le popolazioni celtiche (come gli antichi romani) attribuivano all’agrifoglio poteri magici, e ne appendevano dei ramoscelli alle porte, come amuleti contro gli spiriti maligni.
Una vecchia credenza attribuiva ai folletti delle case e del Natale una particolare predilezione a fare brutti scherzi durante le festività. Per difendersi da tali scherzi si appendevano ramoscelli di Agrifoglio sulle porte, sui camini e alle travi delle case. La pianta, sul piano simbolico, rappresentava perciò la difesa, la precauzione, la previdenza e la resistenza. Ancora oggi, alla vigilia di Natale, viene regalato e appeso alle porte (insieme al Vischio), come augurio di bene, per propiziarsi la sorte e attirare la fortuna.
Il nome latino della pianta, Ilex aquifolium, deriva da acrifolium: acer=acuto e folium=foglia, in riferimento alle foglie spinose. Come i rametti di pungitopo (Ruscus aculeatus), anche quelli di agrifoglio venivano posti sulle corde alle quali si appendeva la carne salata, per proteggerla dai topi: di qui il nome comune di “pungitopo maggiore”. L’agrifoglio veniva usato per costruire armi, come lance e scudi. Usato nelle arti magiche, scacciava le energie negative e in medicina le sue bacche venivano utilizzate come purgante e lassativo, mentre le foglie venivano utilizzate in modo vario contro dolori reumatici, febbri, tossi, bronchiti. L’agrifoglio, infine, è anche una lettera, Tinne dell’alfabeto oghamico, la lingua con cui i Druidi lanciavano gli incantesimi.
Secondo il calendario arboreo copre il periodo 8 Luglio-4 Agosto.
L’uso dell’agrifoglio ha origine in Irlanda, poiché questa è una delle principali piante che fioriscono durante la stagione natalizia e che poteva essere usata anche dalle famiglie più povere per decorare le abitazioni.
Già i Druidi conoscevano e usavano questa pianta per decorare la casa durante l’inverno e perché fosse luogo di rifugio dal freddo per le piccole fate che abitavano la foresta. Inoltre, poiché l’agrifoglio è una pianta sempreverde, essi credevano che mantenesse viva la bellezza della natura, dopo che numerose piante avevano perso le foglie e il proprio colore durante l’inverno.
Quando il Cristianesimo raggiunse l’Irlanda, i cristiani continuarono a decorare le case con corone di agrifoglio sulle porte e rametti alle finestre. Col tempo questa pianta è diventata una tradizione cristiana, con le bacche rosse a simboleggiare il sangue di Cristo, con le foglie spinose a ricordare la corona di spine indossata da Gesù durante la Passione e i boccioli bianchi da collegare alla purezza della Vergine Maria.
L’agrifoglio protegge dal male e garantisce fecondità e continuità della vita. In parte è un presagio ricavato facilmente dalle foglie spinose e coriacee e dai frutti rossi che maturano nel cuore dell’inverno, per cui è sempre stato al centro delle feste invernali appunto, dai Saturnali romani al Natale cristiano. Gli Etruschi però, come sempre, erano più precisi e la consideravano una pianta potente e pericolosa, vera e propria protagonista del bosco di confine della città, la famosa zona sacra che si stendeva tra le mura e l’abitato propriamente detto, ma per nessun motivo coltivata all’interno dei giardini domestici, forse anche perché i suoi frutti son velenosi per l’uomo anche se costituiscono un vero e proprio cibo invernale per gli uccelli. L’Agrifoglio è simbolo di paternità e amore fraterno ed è sempre stato considerato simbolo di vita. Il suo legno veniva usato per costruire ottime lance facilmente bilanciabili nelle mani di un guerriero e precise nella direzione in cui venivano scagliate. Contornate da cristalli di brina, le pungenti foglie dell’agrifoglio non hanno perduto il loro verde scuro e lucidissimo, e le bacche scarlatte fanno capolino nel diffuso biancore, trasmettendo calore, vitalità e allegria. Queste particolarità hanno fatto di questo splendido albero un simbolo del Solstizio d’Inverno, un inno alla rinascita imminente del Sole caldo e luminoso, un augurio di gioia e buona fortuna per l’anno che deve venire. Le sue bacche soprattutto, anticamente erano viste come piccole eco del grande astro di cui si attendeva trepidanti il ritorno. Per questo, qualche giorno prima del Solstizio si usava regalare dei rametti di agrifoglio alle persone amate: essi rappresentavano l’immortalità, la sopravvivenza oltre la morte apparente e avrebbero portato una piccola luce nel buio e un po’ di calore nel gelo, insieme alla fortuna che proviene dai regni della natura sottili. I druidi appendevano rami di agrifoglio nelle loro abitazioni per onorare con amore gli spiriti della foresta, e dopo di loro questa usanza continuò ad essere rispettata, con l’intento di allontanare sortilegi e fulmini, di propiziare la fertilità degli animali e della terra, e soprattutto la protezione dalle presenze malevole e dalla sfortuna. Le spine appuntite delle sue foglie, infatti, mostrano senza alcun dubbio la sua funzione di difesa naturale, di combattività verso ciò che è pericoloso o ostile, di reazione attiva agli stati d’essere negativi. I fiorellini bianchi dell’agrifoglio, appesi alla maniglia della porta di casa, si credeva ostacolassero l’entrata di persone o entità dannose: questa forza magica si pensava fosse ancora più forte e potente se la porta stessa fosse stata costruita con il suo legno duro e resistente. Soprattutto durante le feste del Solstizio e del Natale una simile protezione sarebbe stata auspicabile, dato che in tal periodo i folletti del bosco si sbizzarriscono e sono molto più dispettosi del solito con i loro scherzi e le loro malefatte. Un’altra proprietà magica dell’agrifoglio era quella di ammansire gli animali selvatici e imbizzarriti, nonché quella di rendere più dolce e sopportabile il gelo dell’inverno, proprio come un piccolo Sole che agiva in modi misteriosi, forse scaldando e rallegrando l’anima più che il corpo.
Come albero simbolo del Solstizio d’Inverno, l’agrifoglio è anche legato alla parte calante dell’anno, quella che dal momento di maggior splendore del Sole porta al momento più buio e freddo. Esso rappresenta il Vecchio dell’anno passato. Il Re Agrifoglio dalla lunga barba bianca e dal sorriso radioso che porta i suoi regali a chi ha conservato in sé uno spirito bambino. Egli, che a seconda delle tradizioni assume nomi diversi, non è altri che il dolce e caro Babbo Natale, che proprio per non dimenticare le sue antichissime origini, ancora oggi porta tradizionalmente un rametto di agrifoglio sul berretto. In Irlanda, se si ricevevano rami d’agrifoglio prima del Solstizio, questi venivano spazzati fuori subito dopo il Solstizio stesso, poiché non era di buon auspicio conservare le cose dell’anno vecchio: inoltre in tal modo si spazzava via tutto ciò che apparteneva al passato, potendo poi cominciare un nuovo ciclo più leggeri e con lo sguardo rivolto non indietro, ma avanti a se. Come accennato, l’agrifoglio era connesso anche alla Fortuna che poteva pervenire dai regni sottili. Questa sua magica caratteristica compare in una delle antiche leggende irlandesi appartenente al Ciclo di Finn Mc Cumhail, nella quale si racconta che le tre figlie di Conanan possedevano tre fusi costruiti con il suo legno. Su di essi le tre Donne avevano posto matasse di filo fatato ed avevano filato la sorte di Finn e dei suoi guerrieri, provocando il loro imprigionamento e forse, con esso, una delle prove che essi avrebbero dovuto superare.
In questo senso, l’agrifoglio risulta essere vicino alle sacre Filatrici del Destino, nonché loro stesso strumento per determinare la sorte degli uomini posti sotto la loro protezione.
Sempre tra i celti, con il legno dell’agrifoglio si costruivano le lance e gli scudi dei guerrieri. Anche in questo caso appaiono chiaramente le funzioni di attacco alle forze ostili e, al contempo, difesa da esse, esercitate dalla pianta e probabilmente resi ancor più potenti ed efficaci dai suoi influssi sottili.
Anche i neonati potevano essere protetti da questo magico arbusto; per questo venivano spruzzati con l’Acqua di Agrifoglio, preparata come infuso delle foglie oppure come distillato.
INCANTESIMO DELL'AGRIFOGLIO PER I DESIDERI
Un antico incantesimo usa l’agrifoglio per attirare i desideri del cuore. Se ne devono raccogliere nove foglie da una pianta non troppo spinosa, dopo la mezzanotte di un venerdì, nel più completo silenzio. Le foglie devono essere avvolte in un panno bianco, alle cui due estremità si devono fare nove nodi. Il sacchettino va quindi riposto sotto al cuscino e ciò che intensamente si desidera, poggiandovi sopra la testa, presto sarà avverato.
Nel Medioevo era associato al diavolo, per via delle foglie spinose, ma in ogni altro periodo e presso ogni popolo è sempre stato amato da tutti, perché le allegre bacche colorano i boschi in pieno inverno. Già per i Celti l’agrifoglio era una pianta sacra, ma in Italia la tradizione di usare l’agrifoglio a scopo augurale è arrivata grazie ai Romani che, conquistata la Bretagna, scoprirono che i sacerdoti celti usavano la pianta per proteggere le persone dai disagi dell’inverno e per ammansire gli animali; i Romani iniziarono a donarne i rami agli sposi novelli, come augurio e, durante i Saturnali, ne tenevano ramoscelli come talismani e li piantavano vicino alle case per tener lontani i folletti che, secondo la tradizione, amavano architettare molti scherzi in questo periodo, ne decoravano la casa nel periodo dei Saturnali. L’agrifoglio era la pianta sacra di Saturno e veniva usato durante i Saturnalia per rendere onore al Dio. I romani erano soliti fare delle ghirlande di agrifoglio per decorare le statue di Saturno. Secoli dopo, in Dicembre, i primi cristiani iniziarono a celebrare la nascita di Gesù. Per evitare persecuzioni continuarono ad ornare le loro case con l’agrifoglio durante i Saturnalia.
La nascita dell’agrifoglio:
Esiste una leggenda dei paesi nordici, secondo la quale il figlio del dio Odino, Baldur, venne colpito da una freccia e cadde morente su un cespuglio di agrifoglio. Alla sua morte il padre, Odino, decise di ricompensare la pianta, che aveva accolto e sostenuto il figlio durante i suoi ultimi istanti di vita, trasformandola in una sempreverde e riempiendola di bacche rosse in ricordo del sangue del figlio.
AGRIFOGLIO
Nome scientifico: Ilex Agrifoglio
Famiglia: Aquifoliaceae
Origine: Europa centrale e meridionale e Asia
Morfologia: Albero o arbusto sempreverde con chioma piramidale, corteccia liscia grigia e rami verdastri. Le foglie sono di colore verde scuro lucente, decorative, con varietà variegate di bianco, crema o giallo, e frutti che contrastano con il colore delle foglie, che sono alterne o sparse, ovali o ellittiche, coriacee, a margine spinoso nei rami più bassi delle giovani piante, intero nelle piante adulte, fiori piccoli riuniti in fascetti ascellari, durante l'inverno portano drupe globose di colore rosso vivo lucente a maturazione, contenenti 2-4 semi triangolari.
Fioritura: trattandosi di una pianta dioica alcuni agrifogli hanno solo fiori maschili, di colore giallastro, mentre altri agrifogli hanno solo i fiori femminili, di colore bianco o rosato. Solo i fiori femminili lasceranno il posto ai frutti: delle drupe tonde, di dimensioni minute e di colore rosso. Fiorisce in primavera.
Terreno: terreno acido o semi-acido, fertile e ricco di humus.
Esposizione: Gradiscono posizioni ombreggiate o di sottobosco.
Tecniche colturali: sono arbusti a sviluppo molto lento, per questo motivo difficilmente necessitano di potature, se non la normale pulizia a fine inverno; si coltivano anche in vaso, anche se non amano i trapianti, ed è quindi opportuno porli da subito a dimora in un vaso abbastanza capiente, dove possano rimanere per alcuni anni, senza necessitare di un rinvaso. Sopportano anche il sole caldo estivo, purché non vengano lasciati in condizioni di completa siccità per lunghi periodi di tempo; anche il vento e l’inquinamento non sono un problema per questi arbusti vigorosi. I giovani esemplari necessitano di annaffiature regolari, da aprile fino a settembre, da fornire ogni volta che il terreno è asciutto; le piante a dimora da tempo invece tendono ad accontentarsi dell’acqua delle precipitazioni, ma può essere necessario annaffiare in estate, quando il clima è molto caldo ed asciutto, o anche in primavera, in caso di particolare siccità.
Utilizzo: sia come piante ornamentali, ma soprattutto come piante benauguranti
L'AGRIFOGLIO nella FITOTERAPIA POPOLARE
(proprietà curative e fitoterapiche di fiori e radici)
Le sue bacche rosse sono velenose per l’uomo, ma molto appetibili per gli uccelli. Tuttavia, nonostante la pianta sia tossica, è usata raramente in fitoterapia per le sue proprietà diuretiche e febbrifughe. Sembra inoltre che abbia effetti simili alla serotonina.
Con i fiori si possono invece realizzare estratti curativi.
Le essenze floreali all’agrifoglio sembra che agiscano a livello emotivo, stimolando generosità e capacità di comprensione, contrastando sentimenti come ira, invidia e sospetto: Rientra nei fiori di Bach come rimedio naturale per tenere a bada le emozioni negative e favorire invece un atteggiamento di apertura verso il prossimo.
CONTROINDICAZIONI
Questa pianta ha le bacche velenose, per cui non vanno mangiate né messe in infusione. Sono sufficienti una ventina di bacche per uccidere un uomo per via di una sostanza tossica chiamata ilicina.
Decotto di foglie di agrifoglio:
In particolare viene impiegata sotto forma di decotto. Quello di foglie combatte tosse e diarrea ed è anche un rimedio per l’itterizia, quello delle radici è impiegato come diuretico e febbrifugo.
10 gr di foglie essiccate
1/2 l d’acqua
Preparazione. Fate bollire le foglie nell’acqua per 5 minuti. Filtrate e bevetene 2 tazze al giorno.
Infuso per contrastare l’influenza:
mettere 1 o 2 cucchiaini di foglie d’agrifoglio fresche, spezzettate, in una tazza d’acqua, lasciando riposare per una notte. La mattina seguente far bollire brevemente il composto, zuccherare, preferibilmente con del miele, e bere durante la giornata, anche due tazze al giorno.
Vino d’agrifoglio contro la febbre:
far macerare 25 grammi di foglie fresche, pestate nel mortaio, in mezzo bicchiere di alcool a 60° per una settimana. Aggiungere poi una tazza di vino bianco e lasciar riposare ancora per una settimana, al termine della quale il preparato andrà filtrato. Assumere due cucchiai di vino d’agrifoglio per tre volte al giorno.
Vino d’agrifoglio per calmare la diarrea: in un litro di vino rosso bollente mettere 30 grammi di foglie fresche d’agrifoglio, facendo bollire il tutto per circa 10 minuti. Assumere durante la giornata, in cucchiai da tavola, senza però mai superare i 70 grammi.
Decotto per combattere la bronchite:
bollire a fuoco basso 30 grammi di foglie d’agrifoglio essiccate in un litro d’acqua, per 10 minuti. Sciogliere del miele, far raffreddare e bere due tazze al giorno.
USANZE E TRADIZIONI
L’agrifoglio è una pianta sacra e portatrice di fortuna. Nel passato veniva usata per scacciare la sfortuna dalle case, gli spiriti maligni e le maldicenze della gente, apportando così serenità e protezione alla casa.
Una ricerca pubblicata riportata dal National Geographic indica che la caratteristica dell’agrifoglio di pungere in realtà non sia tipica di tutte le foglie. Nella stessa pianta infatti sono presenti foglie di tipo diverso, man mano che si sale verso il suo apice. Sembra che sia la pianta a decidere volontariamente quali foglie rendere pungenti, come meccanismo di autodifesa. Le foglie nella parte bassa risulterebbero più pungenti, in alto più lisce.
Questo per proteggersi dagli animali.
Nelle Madonie in Sicilia, a Piano Pomo, esiste un vero e proprio bosco di agrifogli, composto da una cinquantina di arbusti. Situato a 1400 metri di altitudine in una valle dal suolo siliceo e profondo, questi esemplari hanno trovato il loro optimum climatico, che gli ha permesso di raggiungere dimensioni notevoli. La pianta più vecchia ha addirittura 900 anni!
L'agrifoglio maschio inizia a fiorire "da grande", quando ha circa 20 anni e produce dei fiori piccoli e bianco-rosato profumati da maggio a giungo. Le bacche (sull'agrifoglio femmina) sono verdi e d'autunno diventano di un rosso lucido simile a corallo: restano sull'albero per tutto l'inverno costituendo una importante fonte di cibo per gli uccelli (attenzione perché sono invece tossiche per l'uomo)
A volte sulle stesso albero compaiono sia i fiori che i pistilli ovarici - come per l'albero del castagno- è la natura che provvede spontaneamente a far riprodurre esemplari isolai oppure è la mano del giardiniere che ha creato un innesto sullo stesso fusto di un ramo femmina e di un ramo maschile (tecnicamente la pianta si definisce dioica..)
Qui da noi siamo abituati a vedere l'agrifoglio come arbusto, ma lasciato crescere (lentamente) si sviluppa in un albero forte e rigoglioso dal colore sempreverde. Si ritrova nei boschi in associazione con la quercia e il suo legno è di altissima qualità, duro, pesante e resistente, può vivere fino a 300 anni.
L'agrifoglio è un albero dalla simbologia maschile, legato all’amore fraterno e alla paternità, la controparte invernale della Quercia. Sir James George Frazer, nel suo libro “Il Ramo d’Oro” e Robert Graves, in “La Dea Bianca” e “I Miti Greci”, hanno descritto una cerimonia rituale che veniva, secondo loro, praticata nell’Antica Roma e in altre culture europee più antiche: la lotta rituale tra il Re Agrifoglio e il Re Quercia, lotta che garantiva l’alternarsi delle stagioni invernale e estiva.
L'equivalente femminile del Re Agrifoglio è Edera (in inglese Ivy) entrambi sono simboli di fertilità.
L’Agrifoglio, insieme all’Edera e al Vischio, era considerato un potente simbolo di vita, per le sue foglie annuali e i suoi frutti invernali ed è il soggetto di alcuni carols natalizi
o chiamandomi su cell al 3487228199
o ancora scrivendomi dopo avermi chiesto l'amicizia su FB a https://www.facebook.com/sara.cabella
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