IPERICO: LA PIANTA DEI MIRACOLI
Le piante sono un po’ come le persone o come i libri, le si incontra sul proprio cammino solo quando è arrivato il momento.
Ho visto l’iperico quando sono stata pronta, e così è stato: l’ho visto, l’ho riconosciuto, l’ho raccolto. Se ci penso mi sembra assurdo ancora ora. In quei luoghi ci passavo da una vita, e mai prima di quel momento avevo visto l’iperico. È stato un momento, è stato come se mi chiamasse, è stato come se solo allora lui avesse scelto di mostrarsi. Sembra sciocco no?
Le cose sono andate così: ero in macchina un pomeriggio di fine maggio dell’anno scorso, arrivavo accaldata a Castiadas. Ricordo che chiacchieravo con il mio maritino di non so bene cosa. Iniziavo a rilassarmi, lo faccio sempre quando supero quel sentiero alberato che mi porta a casa. È stato un momento. All’improvviso una macchia di un giallo oro con spruzzi di ruggine mi ha chiamata.
Abbiamo inchiodato. Era lui. Non ci credevo. L’ho guardato in contro luce: le foglie erano tutte forate. Ho stropicciato una foglia: un odore intenso. Era lui. Non ci credevo!
Non so davvero come abbia potuto vederlo seduta in macchina, a velocità sostenuta, chiacchierando di tutt’altro. È probabile che dovessi vederlo e così è stato.
Infuso di Iperico
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Oggi quando parlo di lui, dell’iperico, e mi capita spesso di farlo, lo descrivo come una pianta spontanea che usano le fate per guarire, ma che solo le streghe riescono a trovare. Per individuarlo e per raccoglierlo si deve stabilire un legame forte, di passione e di rispetto con la terra che lo ospita.
Cinque punte di stella, macchie scure di sangue sui petali, foglie piccole e perforate in tutta la superficie (o così sembra a prima vista). Per questo l’iperico di cui parliamo oggi si dice “perforatum”.
La teoria della segnatura vide in queste lacerazioni una chiara indicazione relativa all’utilizzo di questo fiore: visto che era perforato in tutta la sua superficie probabilmente sarebbe stato efficace per la cura delle ferite. E così è.
Iperico: curativo e magico
L’iperico in Sardegna è spesso chiamato “Fror’e Santa Maria” o “Erba ‘e Santu Guanne”. Entrambi i nomi ci raccontano aspetti interessanti di questa favolosa erba spontanea: il primo nome si riferisce al fatto che l’iperico fosse spesso usato per curare disturbi femminili. Il nome ha palesemente vocazione cristiana, e sarebbe bello sapere quale sia stato il fitonimo precedente al quale “Fiore di santa Maria” si è sostituito.
Erba ‘e Santu Guanne si riferisce al periodo di raccolta del fiore, il ciclo di San Giovanni.
Chi raccoglie il fiore durante queste giornate ha a disposizione un materiale naturale potentissimo, in grado non solo di curare, ma di allontanare il malocchio.
Non è un caso che l’iperico, in compagnia di chicchi di sale grosso e altre erbe finisse diritto dentro sa retzetta o sa punga, un amuleto povero e ben noto in Sardegna. Un vero e proprio sacchetto contenente erbe e oggetti caccia male.
Sa punga veniva indossata per allontanare ogni malocchio ma anche per tener lontano il mal di testa, o per attirare un innamorato.
L’iperico inoltre, se raccolto durante il ciclo di San Giovanni, poteva regalare presagi sul futuro.
Segnata durante la notte con un laccio colorato, la mattina successiva la pianta avrebbe riferito la mansione del futuro sposo: alla ragazza che aveva “segnato” la pianta non restava che cimentarsi nella lettura dell’auspicio. Riconoscendo l’insetto che aveva trovato ospitalità nella pianta doveva intuire il mestiere (e quindi il benessere) del futuro marito.
Era utile anche per interpretare presagi di morte e di eventuale fortuna o sfortuna dell’anno.
Iperico: le proprietà mediche
La Sardegna ha utilizzato e utilizza l’iperico e praticamente tutti gli usi medici tradizionali sono stati confermati dalla scienza. Il fatto che la dottrina scientifica abbia dato il suo benestare all’erba di Santu Guanne ha fatto dell’iperico una super pianta, ultra portentosa, che tutto può.
Le nostre nonne e bisnonne si staranno facendo una bella risata osservandoci, loro che credevano alla magia, alle pratiche empiriche, al sapere tradizionale, loro che non sapevano leggere e nemmeno scrivere, ma che intuivano senza che nessuno glielo dovesse confermare che l’iperico è una pianta che cura, e lo fa con grande efficacia.
Per uso interno il nostro caro hypericum perforatum ha una consistente attività antidepressiva: tutto merito dell’ipericina, dell’iperforina e dei flavonoidi che agiscono sui nostri neurotrasmettitori cerebrali (la seratonina, dopamina e noradrenalina).
Ha azione ansiolitica, può essere usata nella cura della stomatite vescicolare, dell’influenza e dell’herpes simplex. L’olio di iperico per via interna è inoltre usato nella cura della gastrite e ulcera gastrica grazie alle sue proprietà lenitive e cicatrizzanti. Da sottolineare inoltre la proprietà antibiotica dell’iperforina.
Per uso esterno l’olio di iperico offre grandi risultati in caso di bruciature, ferite, pelli arrossate e favorisce una rapida riparazione del rivestimento epidermico. Sembra che l’olio regali nuova elasticità alla pelle, per questo è usato spesso nel trattamento contro le rughe.
Personalmente uso l’olio per lenire le zone punte dalle zanzare o per evitare che mi pungano.
Qualche settimana fa, durante una presentazione in quel di Macomer, mi è stato riferito da un farmacista che in gioventù vide la cicatrizzazione “quasi” istantanea di una profonda ferita riportata da un cavallo dopo l’utilizzo dell’iperico e ieri una lettrice mi ha confermato che la madre usava l’olio contro i dolori alle ginocchia.
Insomma, avere dell’iperico in casa è sempre una buona idea.
Olio di iperico: ecco il mio
Sto perfezionando la formula, è solo da due anni che lo preparo in casa, ma i risultati sono comunque interessanti.
Raccolte le cime fiorite dell’iperico le metto dentro un barattolo di vetro scuro. Se in quel momento non ne ho a casa uso barattoli in vetro trasparente che ricopro con la stagnola.
Copro la droga con un mix di oli (50% olio di oliva – 50% olio di semi di girasole (o di mandorle dolci) bio con spremitura a freddo).
Lascio macerare per 40 giorni esponendo al sole i barattoli, dopo di che scolo, filtro, spremo e uso.
Il consiglio è quello di testare il prodotto prima di usarlo con frequenza. Fallo applicando un poco di olio sul braccio e stando a guardare se ci sono delle reazioni sgradite.
Ricorda di raccogliere la pianta in luoghi poco frequentati e inquinati e di mescolarla con oli di alta qualità.
Quello che metti sulla tua pelle finisce dentro il tuo corpo.
Se sceglierai di usare l’iperico ricorda di non esporti al sole e non dimenticare che spesso inficia l’uso di alcuni farmaci anticoncezionali.
Detto questo passo e chiudo.
Lasciati trasportare dal vento, vai alla ricerca delle tue piante e lavorale con amore durante una notte di luna calante, sotto le stelle, con i tuoi sogni che ti aleggiano attorno e lascia che le mani di strega si risveglino.
Parla con le piante, rispettale e allora sì, ti regaleranno il meglio di sé.
FONTE www.claudiazedda.it
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